Dopo un’anno e oltre di pandemia, la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, ha trascorso un periodo pieno zeppo di confusione, contraddizioni relative al periodo storico nel quale stiamo vivendo. Trasmissioni tv, quotidiani e riviste tutti quanti all’unisono, non fanno altro che terrorizzare le persone, dando ogni giorno bollettini come se fossimo in guerra, tra contagi, decessi con toni spesso anche troppo allarmistici e preoccupanti, che anzichè dissipare le paure e il terrore non fanno altro che alimentarle… La scienza non deve dare proclami di terrore, il suo compito è tutt’altro, è cercare di trovare soluzioni alle sfide che l’uomo deve affrontare. Nulla deve essere dato per scontato o dogmatico.
“Sapere è Potere”
è una frase, attribuita al filosofo e giurista inglese Francis Bacon, che sta ad indicare come la CONOSCENZA, conferisce la capacità a qualunque individuo di capire, scegliere come gestire una situazione prima che avvenga, avendo gli strumenti per farlo.
Questo Blog, nasce per far germogliare il seme del dubbio in tutti coloro che saranno disposti a leggere gli articoli, che potrebbero mettere in dubbio i propri pensieri o credenze su qualsiasi argomento, dalla biochimica alla zoologia, dall’ecologia all’attualità.
Oggi con questo articolo, continua la serie di letture che riguardano la diffusione di utili informazioni sui Coronavirus, nello specifico, si affronterà la storia di una ragazza che ha riversato nella scienza molta passione e determinazione per diventare una scienziata affermata e fondamentale per conoscere i Coronavirus, rivoluzionando anche i metodi di indagine ed osservazione dei virus. Il suo contributo avrebbe aiutato la comunità scientifica nel comprendere e osservare con più accuratezza le strutture virali e i virus al completo. Questa storia tratta di una brillante studentessa che non riuscì mai a terminare il proprio percorso di studi, che nonostante tutto, è riusciuta a rivoluzionare diversi ambiti della ricerca scientifica sui virus, dimostrando che un titolo accademico non è indispensabile; Fondamentale è invece il ricercatore, nella sua interezza, nel senso che debba possedere conoscenze( anche apprese in modalità da autodidatta), capacità, le giuste intuizioni e competenze.
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La Giovinezza
– Il 5 Ottobre 1930, in Scozia, nella periferia della capitale Glasgow, da una famiglia di umili origini, nacque una bambina, che avrebbe poi rivoluzionato alcuni aspetti della ricerca sui virus. Il suo nome era June Dalziel Hart, figlia di un’autista, all’età di 16 anni si trova nella condizione di abbandonare gli studi, nonostante fosse una studentessa brillante. La scelta fù presa per mancanza di liquidità, non per incapacità di June Hart.
– A 16 anni, nel 1947 inizia a lavorare, in ambito sanitario dapprima alla “Royal Infirmary of Glasgow” come tecnico di istopatologia e successivamente all’ospedale “St. Bartholomew” a Londra, per ben 7 anni, fino al 1954. I suoi compiti erano di analizzare campioni di tessuto per un laboratorio.
– A Londra, conobbe l’artista venezuelano Almeida Enriques, che diverrà suò marito nel 1954.
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In Canada
– Nel 1954, si trasferisce in Canada, a Toronto, perchè assunta come tecnico di microscopia elettronica presso l’Ontario Cancer Institute, nel quale June lavorò per ben 10 anni. A stretto contatto con altri medici, ricercatori e oncologi, riesce ad accrescere molto le sue conoscenze, in ambito oncologico e microbiologico.
-A Toronto, si specializzò nell’imaging ed analisi delle particelle virali, apprese la “tecnica di colorazione negativa” secondo la quale si utilizza un metallo pesante, l’acido fosfotungstico, che permette una migliore visione, aumentando il contrasto delle immagini osservate attraverso l’oculare. Con questa tecnica osservò la struttura molecolari di virus come la rabbia, varicella, verruca comune.
– Questo trasferimento, le permise di ottenere una certa fama nell’ambito scientifico, con la pubblicazione, come coautrice, di più articoli, molti relativi alla struttura virale. Tra i molti articoli, è possibile ricordarne 2 in particolare: nel 1963 su Science era riuscita a identificare particelle simil-virus nei campioni di sangue di malati di tumore e nello stesso anno uno studio nel quale spiegava come fosse riuscita a “segnare” negativamente aggregati di antigene e anticorpi con il microscopio elettronico. Il secondo studio si sarebbe in seguito rivelato fondamentale.
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Su quali concetti era basata la Tecnica di osservazione “Immunoelettromicroscopia” elaborata da June Almeida?
Usare il microscopio elettronico è più complesso rispetto a quello ottico perchè si trattano elementi di dimensioni milioni di volte più piccoli, serve quindi un maggiore ingrandimento, che come noto, rende più complesso identificare gli oggetti. Facile notare lo stesso principio quando si zooma con lo smartphone o il binocolo, l’immagine si sgranerà. Osservare i virus, in un certo senso è simile, il fascio di elettroni che rimbalzano sui campioni restituisce un’immagine dettagliata ma non è facile capire se una piccola macchia è una cellula, un virus, un batterio o altro di non identificato.
Per risolvere questi inconvenienti, Almeida ha compreso che per osservare facilmente virus si possono utilizzare gli ANTICORPI, che hanno una naturale attrazione verso l’ANTIGENE corrispondente. L’antigene solitamente è una proteina o polisaccaride che attrae l’anticorpo relativo. Quindi, prelevando anticorpi di persone infette da una data patologia era possible riscontrare se lo stesso virus era presente su un campione ignoto da analizzare.
Con questa tecnica è possibile diagnosticare infezioni virali nei pazienti, non appena i virus vengono rivelati dopo l’unione del complesso antigene-anticorpo. Ad oggi questa è una delle tecniche più utilizzate in campo diagnostico.
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– June consegue il dottorato in Scienze( Sc. D), nel 1964 avvalendosi degli studi effettuati per la ricerca micrografica elettronica di anticorpi.
– Nello stesso anno, a Toronto, dopo l’incontro con Tony Waterson, da poco nominato come presidente della microbiologia alla St.Thomas Hospital Medical School( a Londra, una delle scuole mediche più antiche e prestigiose del Regno Unito, oggi fa parte del King’s College), fù reclutata nel suo gruppo di ricerca.
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Nel Regno Unito
– Nel 1964 June inizia a dedicarsi alla ricerca e sullo studio sui virus dell’Epatite B e sul raffreddore.
– 2 anni dopo nel 1966, assieme a Waterson e David Tyrrell(era a capo di uno studio sui virus responsabili del raffreddore), partecipa ad uno studio, nel quale le tecniche di indagine sperimentate e ideate dalla stessa June Almeida si rivelarono essenziali per la riuscita della ricerca. David Tyrrell, direttore del Common Cold Research Center di Salisbury) era impegnato nell’identificare un virus, che riteneva essere un “rinovirus” nelle colture cellulari prodotte in laboratorio. Tale virus sconosciuto fù nominato con la sigla B814. Il collega svedese Bertil Hoorn riuscì a trovare, e identificare qualsiasi virus respiratorio, coltivati in cellule delle vie aeree umane, tranne quello ignoto.
– In questo contesto, la ricercatrice, aveva nelle sue mani il buon esito della ricerca, dimostrò senza timore e con consapevolezza che fosse possibile rilevare e riconoscere agenti infettivi anche senza la purificazione dei campioni. Inizialmente Tyrrel era scettico, nel 2002 nel suo libro “Cold Wars” descrisse che June Almeida aveva portato la ricerca della microscopia elettronica ad un livello superiore, aprendo nuovi orizzonti. Tyrrell inviò i campioni al laboratorio di Londra, Almeida riconobbe in maniera semplice ed accurata sia il campione preparato con il virus ignoto, sia altri campioni di controllo infetti da Herpes ed Influenza, agenti che erano molto ben conosciuti.
– Sul virus sconosciuto, Almeida ne dichiara la notevole somiglianza con altre particelle che aveva studiato in precedenza nella bronchite infettiva dei polli e un’infiammazione del fegato di alcuni topi. Nella visione “elettronica”, June Almeida nota che questo virus possedeva un’alone, grigio circondato da microscopici raggi che inizialmente alla prova dei pari( la nota peer review, lo studio fù rigettato perchè gli specialisti che dovevano valutare il lavoro, consideravano le immagini frutto di errori, e di una mala interpretazione di particelle influenzali). Almeida osservò quindi, una nuova classe di virus responsabili di infezioni respiratorie. Dopo un’incontro, tra Tyrrell, Waterson ed Almeida, nacque il nome “Coronavirus” per questa nuova classe virale, appena identificata da cui partirono innumerevoli studi per osservarne le caratteristiche, le varie patologie che potevano causare.
– Tyrrell ed Almeida descrissero queste particelle come pleomorfe(= che indica la capacità di alcuni microbi di modificare la propria forma, caratteristica spiccata di organismi privi di membrana cellulare rigida). Al microscopio le dimensioni sono state valutate in Angstrom: diametro 800-1200 Å e un’alone/corona da 200 Å.
– Nel 1967, Almeida e Waterson si trasferirono alla Royal Postgraduate Medical School(RPGMS) per studiare altri virus, ad esempio nel 1968 pubblica uno studio sul virus della bronchite infettiva aviaria, sul “Journal of General Virology” mentre nel 1971 effettua una scoperta rivoluzionaria. Il virus è composto da 2 parti distinte: un membrana esterna ed un componente “attivo” più interno. Il virus utilizzato per lo studio fù quello dell’Epatite B. In questo periodo riesce a visualizzare per la prima volta anche il virus della Rosolia, con la tecnica precedentemente descritta, con l’aggregazione di anticorpi al virus corrispondente.
– Durante il periodo alla RPGMS, incontra anche Albert Zaven Kapikian, virologo di fama internazionale al quale illustrò in modo dettagliato la sua tecnica di “microscopia immunoelettronica”, grazie alla quale riesce ad identificare un virus che provocò un’epidemia di gastroenterite, era il virus di Norwalk. Invece il “National Institute of Health” americano scoprì la struttura dell’Epatite A.
– Nel 1979, pubblica per l’OMS il manuale per la diagnosi virale rapida in laboratorio “Manual for rapid laboratory viral diagnosis“.
– Gli ultimi anni di carriera si svolsero al Wellcome Institute, si occupò di sviluppare vaccini, test diagnostici e alla creazione di vari brevetti nel campo dell’imaging dei virus. Nel 1982 sposò il secondodo marito, il virologo Philip Gardner.
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In Pensione
– Smise di lavorare nel campo della virologia nel 1985, si trasferisce a Brexhill, nella regione del Sussex. Qui visse con il secondo marito, il virologo Philippe Gardner Negli anni la donna aveva acquisito competenze anche nel campo dello yoga e meditazione, nel restauto della porcellana fino all’antiquariato, interessi che condivideva con il marito
– Dopo il pensionamento, sul finire degli anni’80 svolse un ruolo consultivo e aiutò a produrre “microfotografie del virus dell’HIV” presso l’ospedale “St. Thomas“.
– Nel 2007, muore per un’attacco di cuore, lasciando un marito e una figlia, Joyce che ha 2 figlie.
June Almeida fù una delle donne che rivoluzionarono in maniera profonda, l’indagine microscopica dei virus negli anni ’60. Ad oggi le sue scoperte sono molto attuali, infatti in Cina e in tutto il mondo il virus Sars-Cov2 è stato scoperto utilizzando la sua “Immunoelettromicroscopia“. Peccato che ad oggi, una scienziata così importante sia una totale sconosciuta per la gran parte della popolazione. Spero di essere riuscito a farvi conoscere un personaggio storico della virologia in maniera semplice, immediata e di aver stuzzicato un minimo di curiosità verso questa branca della scienza interessante e che trova attuazione in qualsiasi ambito della vita, dalla medicina alla botanica passando per l’alimentazione e la salute.
Per ulteriori approfondimenti sono presenti altri interessanti articoli:
FONTI:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2440895/
https://www.heraldscotland.com/news/18289806.june-almeida-tribute-scotlands-forgotten-hero-coronavirus/
https://www.focus.it/scienza/salute/june-almeida-storia-della-scienziata-che-scopri-i-coronavirus
https://www.robadadonne.it/212396/june-dalziel-almeida-virologa-scopri-coronavirus/
https://oggiscienza.it/2020/02/27/june-dalziel-almeida-pioniera-identificazione-virus/
https://www.istituto-oikos.org/notizie/june-almeida-coronavirus
https://www.nationalgeographic.it/scienza/2020/04/june-almeida-la-scienziata-che-ha-scoperto-il-coronavirus-negli-anni-sessanta
https://it.wikipedia.org/wiki/June_Dalziel_Almeida
https://www.nationalgeographic.com/history/article/june-almeida-discovered-coronaviruses-decades-ago-little-recognition.
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